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Di questo Pontifice vi dirò quanto ne intendo, La natura sua, quando era Cardinale, era molto humana & benigna, & a ciaschuno faceva carezze assai, & baciava qualunche più che chi voi sapete : è non molto di sperienza delli Stati, di non molta letteratura, ma pur non è in tutto ignorante; era tutto di S. Pier in Vincula, & lui lo fece far Cardinale: pieno in viso & assai grande, di età di circha 55. anni, assai robusto, ha uno fratello, ha figliuoli grandi bastardi, credo almeno uno, & figliuole femmine maritate qui : Cardinale non andava bene col Conte: San Pier in Vincula si può dir esser Papa, & più potrà, che con Papa Sisto, se se lo saprà mantenere: ha uno Fratre Genuese, che si dice ha donna, naturalmente Guelfo, & è della casa Zibo: ha quì uno nipote Prete & parente di Filippo di Nerone, che ha per donna una Maria Clemenza che fu moglie di Stoldo Altoviti. El Capitano vecchio de' fanti ha per donna una sua parente. Essi monstrato huomo più per esser consigliato, che consigliare altri.

La electione sua è stata in questa forma, che li Reverendissimi Monsignori di Ragona e de' Visconti veduto non poter fare el Vicecancelliere, & veduto el Vicecancelliere cerchava far guardia, s' ingegnorono tirar quì el Vicecancelliere, & fare el facto loro, & ante omnia accordarono il Camarlingo & Ursino con San Pier in Vincula, e quali vi cominciarono ad inclinare, & parmi assicurassino con promesse le cose del Conte & del Camarlingo, & a molti habbino satisfacto di cose prima al Cardinale di Ragona la casa sua, a Messer de' Visconti la Casa del Conte, la qual se paga al Conte per Sua Beatitudine, & tanto che ascende ultra alla casa a dodici mila ducati, & la Legatione del Patrimonio, & ne arà non so che a Castello, al Savello la Legatione di Bologna, a Milano la Legatione di Vignone, le quali tutte ultime Legationi havea S. Pier in Vincula, & a tutto ha consentito per condurre quest' opera, imo ha renunziato ad alcune badie per satisfare ad altri che io non sò. Colonna non dubito sarà anchor satisfacto; el Vicecancelliere ancora s' è assicurato di certe sua cose di Spagna. Noara ha havuto non so che Castello: di altri non intendo, ma extimate ce ne assai simile.

Concludovi, che questa electione si dà tutta all' opera di Mons. de' Visconti, & parrebbemi gli dovessi scrivere, che havendo io bisogno dell' opera sua nelle faccende vostre, ci vogli ajutare & scrivere una buona lettera a S. Pier in Vincula, perchè del caso di Fonte Dolce non dubito se non di lui, & lui è Papa & plusquam Papa. Et credatis che Monsig. Ragona &

Visconti

N° XLIV.

N°. XLIV.

Visconti hanno in ogni electione a mettere a saccó questa Corte, & sono e maggior ribaldi del mondo.

Io attenderò quì fra pochi dì a ressetare le cose vostre, & intendo farlo, perchè in su questi principj e Pontefici sogliono essere gratiosi, & di voi la Santità Sua sente bene & mecho era assai dimestico. Ricordovi innanzi s' entri in nuova pratica el farmi aver licenzia, che vorrei esser costì per tutto Settembre almeno, & vi prego mi vogliate exaudire di farmi el mio Simone degli Otto. Romae die 29. Augusti 1484. Ricordovi el sollecitare la impresa de Serrezzana, innanzi costui pigli piede, perchè poi sarà pericoloso.

N°. XLV.

No. XLV.

Laur. de' Med. ad Albinum.

HAVETE intesa l'offerta mi è stata fatta di stato in quel Regno, quando non donasse li presidj al Sig. Re &c. & così avete intesa la mia risposta . . . Dogliome che lo Sig. Re non habbia quella reputatione aveva altro tempo de' denari & de gente d'arme, che S. M. era stimata lo Jodice d' Italia; adesso che sia lo contrario, me ne doglio per la servitù che loro ho; pure in nullo caso mancarò a S. M. Dispiacemi fino all' anima, che lo Sig. Duca habbia questo nome di crudele, & falsamente le sia imposto; pur Sua Eccellenza tuttavia se forze toglierlo con ogni arte, che certo li metterà bon conto. Et così se le gabelle se tolerano mal volentieri dalli popoli, levele via, & torne alli soliti pagamenti, che vale più havere un carlino con piacere & amore, che diece con dispiacere & isdegno, che certamente indurre usanza nova ad ogni popolo pare forte. Florentiae 3. Novemb. 1485.

Anco ricordamo a S. S. che lo partire de' mercatanti da Napoli, quali dicono per sua causa essere partiti, li da mal nome per ogni loco, alli quali se non satisfa el debito, almeno satisfaccia de bone parole, acciò che non se dica quello che non è, & quello che è; però Sua Eccellenza accarezze ogn' uno, come è solita, che li animi delli homini se vincono & obbligano più presto con bone parole, che con severitate, & questo use con ogni maniera de gente, che in fine li metterà bon conto. Che lo S. Virginio conduca

quanti

quanti Baroni puote in questo de Roma, perchè vole del suo soldarli fin alla summa de 300. homini d'arme. Una delle principali cose che mi pare necessaria è che Sua Signoria tenga ben contenti tutti i soldati, che mai n' hebbe necessario come hoggi. Ultimamente S. M. stia de buono animo, che in ogni modo serrà victoriosa, che prima questa Signoria delibera perdere lo stato suo, che detta Maestà habia a patire: del resto me remetto alla vostra relatione.

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No. XLVI.

Laurentio de' Medici Florentinae.

Rex Siciliae.

MAGNIFICO LORENZO, laudabile cosa è persistere nel consueto bene operare, & satisfare alle obbligazioni, &, como se dice, par pari reddere; ma in vero in le amicitie confirmate, & dove se va con una medesima voluntà & disegno, ad nostro judicio se recerca non attendere ad quanto se debia fare, ma ad quello più che sia possibile farse. In le occurrentie di questo inverno ne doleva fino ad l'anima che ad Sarzana se facesse novità, non per comparire, ma perchè non haveriamo possuto comparire justa el desiderio nostro. Turbavane, che eramo eshausti, le cose del regno non reassectate, le pratiche con la Santità de N. S. assai turbide, & che havevamo notitia dell' apperato Turchesco, como de poi se è per tucto inteso ; & non de manco al primo adviso & rechesta circa la novità de Serzanello, satisfecimo, & con voluntà & con opera circa la gente d'arme & galere recercate, dolendone imperò cordialmente, che alla rechesta non possevamo adjungere quel che el debito nostro officio, & la promta voluntà recercava, stando tuttavia con attentione, se la fortuna avesse producta alcuna occasione de possere alcun tanto più satisfare ad noi medesimi in queste occurrentie della Repubblica vostra : de che havendo ultimamente da diverse & bone vie l'armata de' Turchi havere ad soprastare per questa stasone, & che dall' altro canto Genuesi armavano ad fine de damnificare le marine nostre, per divertere & distrahere le vostre forze dall' obsidione de Serzana, subito senza più differire, rengratiando N. S. Dio, che ne havea offerta comodità, deliberammo mandare ad questa impresa otto altre galere, bene instructe, & lo robore del nostro stolo, como havimo facto intendere al Mag. Misser

Bernardo,

No. XLVI.

N°. XLVI.

Bernardo, & eodem tempore insemi con la deliberatione havimo dato ordine ad la esecutione, facendo scrivere da nostro figliolo D. Federico, el quale ha cura delle cose de mare & ad Brindisi, & per le marine de Calabria, che dicte octo galere subito subito siano de quà, & tengano la via de Serzana ad giongerse con le altre: nè se persuada la V. Mag. che la mente nostra habbia da firmarse quà, perchè con lo pensero discuteremo se altro per noi fare se poterà, & al pensero adjungeremo l'opera, sequendo lo exemplo della vostra Repubblica, & anco vostro proprio, & havendo sempre avante li occhi quel che se facto in nostro adjuto & favore: & quanto in noi serà facendo tale opere & deportamenti, che li beneficii ricevuti habbino ad restare bene testificati della buona & grata voluntà nostra appresso el populo de Fiorenza, & appresso la V. M. Havemo dunque voluto ultra quel che scrivemo ad li Ex. Sigg. & ad Marino fare nota per propria lettera questa nostra deliberatione ad la V. M., la quale se renda certa che dalle facultà nostre ad le sue proprie & della sua Repubblica, non se ha da fare differentia alcuna, perchè de tucte cose nostre volimo, che la commodità & lo uso sia non manco de' Sigg. Fiorentini & de V. M., che lo nostro ; & questa intra noi ha da essere institutione & legge perpetua. Confortamo la M. V. ad attender bene alla sua valetudine. Dat. in Castello Novo Neap. 3. Junii 1487.

N°.

No. XLVII.

Magnifico viro Johanni de Lanfredinis.

Oratori Florentino Romae.

Laur. Med.

INTENDO per la vostra de' dì 13. che N. S. ha preso qualche molestia XLVII. per la instantia fatta per voi acciocchè non si proceda più oltre in queste citationi. A me rincresce ogni molestia di Sua S. ma molto mi dorebbe, quando accadessi in lei alcuna opinione, che le parole o effetti miei procedessino da alcuna cagione, altra che dal bene di Sua S. la quale potete accertare, che in ogni partito & evento io voglio sopportare come servitore quella medesima fortuna, & questa massima tenga ferma per sempre: Se io ho

persuaso

persuaso alla S. Sua a temperarsi in queste cose contra il Re, l'ho fatto per le infrascritte ragioni. Come per l' ultima vi scripsi, a me pare necessario, che la S. Sua si proponga uno di questi tre infrascripti fini, cioè o con la forza havere la ragione sua col Re, o veramente accordarsi come si può, o quando pure quello accordo, che si potessi al presente fare, fussi con poco honore, temporeggiare più honorevolmente che si può, aspettando migliore occasione; la prima conditione saria più honorevole, ma a mio parere è di qualche pericolo & di gran spesa, nè credo che horamai si possa fare senza mettere una nuova Potentia nel Reame: a questo mi pajono necessarie tre cose, cioè, che almeno o Vinitiani o Milano siano d'accordo a questa impresa; la seconda, che questa tale Potentia, che s'introducessi di nuovo, sia per se medesima potente & di gente & di danari; la terza, che per N. S. si faccia ogni estrema potentia senza perdonare a spesa o a cosa alcuna per octenere la impresa, & è necessario che tra quello che può il Papa, & quello che può questo tale, che s'introducessi, e vi sia maggiore potentia, che non è quella del Re sola, presupponendo che se Vinetia adherissi a questa disposizione, havessi a fare questo effetto di tenere Milano, che non soccorressi il Re. Chi havessi intelligentia co' Baroni del Re, o altri simili adminiculi, tanto meglio si poteria fare. Hora a questa prima parte io potria ingannarmi, quando la ho dissuasa a N. S., perchè non veggo di queste conditioni tanto che mi paja ad sufficentia, che forse ne è cagione il non sapere io tutti i secreti di questa cosa: per quello che io vegga o intenda non ci è ragione, perchè N. S. debba per hora havere questa dispositione o speranza, havendo a pigliare o Spagna o Francia a questo effetto, & Spagna mi pare che sia poco potente, maxime allo sconfortare, cioè spendere. In Francia secondo la natura loro, non so come si possa fare fondamento, pure presupposto che mutassi natura, mi accorderei con N. S. che fussi manco male, maxime, perchè sarebbe manco pericoloso uno augumento di potentia in uno di casa di Lorena, che in Spagna, perchè il Duca di Lorena non è però Re di Francia, & veggiamo per experientia, che il Re di Napoli è molto più stretto con Spagna, che il Duca di Lorena con Francia, & nondimeno il Re di Napoli & Spagna non sono amici, & ciaschuno che fussi Re del Reame, farebbe poi il conto suo. Con tutte queste ragioni non intendendo io altro particulare, non conforterei mai N. S. a tentare mai per ora simile impresa: & se così è, lo esasperare il Re con citationi & simili cose per questo capo non giova, anzi chi fussi ad ordine a poter fare gagliardamente questa impresa, mi parebbe tanto più da fuggire ogni dimostrazione di malo animo per fuggire il pericolo di quello, che può fare il Re dal dire al fare, che a

VOL. II.

B

me

N°.

XLVII.

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