NEL darvi a leggere questi poemetti, che il mio caro amico, e concittadino, il Sig. GUGLIELMO CLARKE, accuratamente trasse dagli originali esistenti nella Libreria Mediceo-Laurenziana, d'altro non occorre avvertirvi, se non, che per darvi un saggio della lingua Toscana, nel secolo del 1400, l'antica ortografía è stata, per quanto fu possibile, conservata. AMBRA. FAVOLA. FUGITA è la stagion, ch' avea conversi Fra gli arbor secchi stassi 'l lauro lieto, L' uliva L' uliva, in qualche dolce piaggia aprica, Ha combattuto dell' imperio, e vinto Nè prima surge, ch in oceano tinto Si vede l' altro aurato carro adorno; Orion freddo col coltel minaccia Phebo, se mostra a noi la bella faccia. Seguon questo notturno carrò ardente\\'\ E'l sonno, e benchè sia molto potente, O miser quel, che in notte così lunga E benchè ambo le ciglia insieme aggiunga, Gli O miser O miser chi tra l'onde trova fuora Sì lunga notte, assai lontan dal lito ; Il vento, e freme il mar un fer mugito; Quanto è diversa, anzi contraria sorte a Stridendo in ciel e gru veggonsi a lunge L'Aquila spesso col volato lento Minaccia tutti, e sopra il stagno vola, Zefiro |